TraCarte 5

Libri come opere d’arte. Ma anche pagine di carta come sculture, come architetture, come abiti, come oggetti d’autore. E come ambienti misteriosi fatti di macro o micro-strutture leggerissime e dense di poesia.
Mentre al Marca di Catanzaro, Alberto Fiz raccoglie cinquanta artisti nella mostra “Bookhouse”, celebrando la particolare categoria d’arte definita libri d’artista, Loredana Rea (su progetto di Vito Capone) cura la Biennale “TraCarte” a Foggia, che quest’anno accoglie (negli spazi espositivi della Fondazione Banca del Monte – Domenico Siniscalco Ceci) i lavori di ventidue autori.
Ancora una volta, il libro è al centro delle narrazioni dell’arte, dei racconti progettuali degli artisti che sovrappongono le proprie opere a quelle di scrittori e poeti, mentre gli spettatori dell’arte muovono i propri sguardi interpretativi intrecciando le visioni con quelle dei lettori di pagine scritte.
Se il libro è opera, l’opera si fa scrittura, scrittura d’arte. A volte mentale, a volte immaginativa. A volte concettuale, a volte figurativa, a volte aniconica.
Come nelle pagine di libro tagliate e assemblate sino a costruire un volume ovoidale di Valérie Buess. Come nei tubi di carta bianca arrotolata negli scuri tubi di polietilene di Gabriella Crisci. Come nei fiori di cellulosa e inchiostri su carta metallica di Monica Lasconi. Tra i bellissimi collage di carta, quello di Gino Gini è dedicato alla “poetry”, mentre con delicati impasti cartacei sagomati e scolpiti è realizzata l’opera “Surface 89′ di Vito Capone.
L’installazione ambientale con i “Vasi” di carta intrisa di lievi tonalità cromatiche di Salvatore Lovaglio si affianca alle anfore di carta ricoperta di fini scritture di Minou Amirsoleimani. E i leggiadri teatrini mitologici costruiti accuratamente con cartoncini-filo-legno-spago di Ferdinando Rea alludono a storie di amazzoni e centauri.
Riscrive le trame della quotidianità, invece, Costa Gianello che accartoccia e incera pagine di giornale per custodire il presente. É una lucente post-architettura la Torre di Babele di Teresa Pallidori; candida casa-alveare di carta avvolta su sé stessa è l’opera di Serena Vallese. Xilografia/calcografia per il libro ricco di naturalismi di Elisabetta Diamanti.
E non basta. Costruiscono inaspettate ambientazioni nello spazio anche le opere in carta di Paolo Gobbi, di Rossella Restante, di Franco Nuti, di Valeria Bertesina (architettura del corpo).
Carte da pianola (Fernanda Fedi), carta cotone (Gabriella Göransson), carta con filo di lino (Maren Marie Mathiesen), carta a mano (Rossella Quintini), encausto su carata (Lucilla Ragni), carta da parati-cartavetro-carta spolvero (Chiara Scarpitti): la carta contenitore della storia umana, della cultura, della scienza, della musica, dei miti, delle fiabe, dei riti… è anche ancora contenitore dell’arte.