Franco Nuti "ricicla"

A prima vista, a un immediato colpo d’occhio, le opere di Franco Nuti potrebbero essere ricondotte, liquidatoriamente, a poetiche e strade esaustivamente percorse dalla storia dell’arte del secolo, a certo carattere “assemblatorio” di oggetti casualmente reperiti, retti del nostro tempo e panorama esistenziale, ricontestualizzati e virati di senso all’interno di altri ordini linguistico-strutturali.
Ma a ben guardare le molte opere qui esposte (tele e telai sui quali si sedimenta, bloccato e legato da fasciature, un repertorio oggettuale frammentario e multiforme), le ragioni che muovono l’operato e le opere di Nuti sembrano piuttosto rispondere ad una esigenza profondamente sentita (in un tempo come il nostro di perdita e dispersione) di assolutamente non dissipare, di non perdere alcunché della propria storia, compresi anche i più minuti e apparentemente insignificanti frammenti di quanto popola il nostro panorama esistenziale.
Di tener stretto tutto, non rinunciare a nulla che possa ancora essere veicolo di significati e memoria anche minimi, di non sprecare e buttare niente, di “riciclare” ciò che ormai è apparentemente afunzionale, per accidentalità e incidenti del caso, nella dimensione di un presente nel quale riescono a contrarsi passato e futuro imminente.