Carte, cartoni e rifiuti nelle opere di Nuti

Non è certo azzardato ricondurre la visione di Franco Nuti a quell’assemblaggio polimaterico così frequente nella ricerca delle avanguardie. Tuttavia nelle opere di Nuti esposte alla galleria 5-55, c’è un qualcosa di diverso.
Certo, il metodo è quello di sempre: carte, cartoni, schegge di rifiuti urbani assemblati su tele bianche che fanno da supporto. Ma il tutto è avvolto da candide bende, quasi un simbolico abbraccio teso a preservare l’insieme, nel bene e nel male, a segnale di un disperato ottimismo della volontà portato a sostenere la tesi che fra tanta negazione ci deve essere pur sempre qualcosa da salvare. E ciò accade soprattutto là dove al nero catramato che si intravede tra gli elementi assemblati, si sostituisce una singolare solarità mediterranea che non disdegna la traccia degli azzurri e delle ocre. Evidente tentativo di sollevare una materia densa e greve per disporla in bell’ordine e contrastare ogni rassegnazione che possa lasciarsi irretire dalla morte della speranza.